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L’anestesia dal dentista

Uno dei timori più comuni di chi si reca dal dentista è quello di provare dolore. Fortunatamente, da diversi anni l’impiego dell’anestesia anche nel settore odontoiatrico tranquillizza la maggior parte dei pazienti.

Ci sono diversi tipi di anestesia, in base alla tipologia del trattamento:

Come funziona l’anestesia?

L’anestetico inibisce la trasmissione degli stimoli dolorosi, causando una temporanea perdita di sensibilità nella zona da curare. I principi attivi più utilizzati in odontoiatria sono la lidocaina, la mepivacaina, bupivacaina e l’articaina. La concentrazione dei principi attivi dipende dal caso da trattare e sarà quindi decisa dal medico odontoiatra di volta in volta.
Insieme all’anestetico a seconda della necessità viene inoltre iniettata una sostanza vasocostrittrice, solitamente adrenalina, che serve a prolungare l’effetto dell’anestesia e a limitare il sanguinamento della zona trattata.

Che effetti collaterali ha l’anestesia?

In alcuni casi, (donne in gravidanza, pazienti che fanno uso di farmaci ansiolitici o antidepressivi o che soffrono di ipotensione, patologie cardiovascolari o immunodepressive), l’utilizzo dei vari tipi di anestesia va valutato con attenzione.
La percentuale di pazienti sani che hanno sviluppato reazioni di allergia o intolleranza all’anestetico è quasi nulla.
In rarissimi casi si sono infatti verificati bruciore, durata eccessiva dell’effetto anestetico, infezioni, herpes, afte o stomatiti, reazioni lievemente allergiche.

Quanto dura l’anestesia?

La durata dell’anestesia dipende certamente dalla concentrazione del principio attivo utilizzato, senza contare che ogni persona ha i suoi personali tempi di smaltimento dell’analgesico.
Generalmente l’effetto dell’anestetico scompare nell’arco di tre-quattro ore a partire dal momento dell’intervento.

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